15 maggio 2010

Attesa sul mare

Sul numero 47 di Svrf Latino, testata italiana di Johnsons Media dedicata al surf, sono stati pubblicati tre miei oli ad accompagnare il racconto "Attesa sul mare" dello scrittore Giuseppe Grispello, già autore di 4 libri gialli di discreto successo e della graphic novel di surf Zai Point 3492.
Di seguito, il racconto completo.

La musica avvolge l’abitacolo di note piacevoli e familiari, sei al punto in cui la strada svolta e vedi il mare con il promontorio che si adagia nell’acqua in lontananza. E’ lì, in quella curva un po’ sopraelevata, che da anni, quanti sono, forse venti ormai, ti senti veramente libero. Da lì già capisci se ci sono onde. Se vedi la schiuma che frange sulle rocce del capo hai un fremito, ti alzi un po’ sul sedile e ti pare di esclamare “oh-ooh”, anche se non lo sai di preciso, perché al mare vai quasi sempre e preferibilmente da solo. Naturalmente acceleri e ti confondi se vedi quella striscia bianca, dal cui spessore e movimento sai anche capire se le onde saranno grosse o la giornata è più piccola, ripassi a mente se hai portato tutto, la muta, la paraffina, l’asciugamano – ah, quante volte l’hai dimenticata – le ciabatte per cambiarti. Ti volti sui sedili di dietro che hai reclinati praticamente sempre, anche se in realtà da circa un anno e mezzo devi ricordarti ogni volta di sistemare tutto – c’è il seggiolino del bambino - per non incorrere nelle ire di tua moglie, già così comprensiva verso la tua passione così totalizzante nei confronti della vita “normale”. Gli ultimi chilometri non passano mai, passi in rassegna gli spot: “vado qui” pensi “o lì”. Declini mentalmente gli amici cui potresti chiamare, ma non ti viene mai in mente nessuno. O sono già in acqua, immagini, o è troppo presto, è ancora quasi buio. Quindi aspetti di controllare da te. Ecco finalmente il cartello che indica l’uscita dell’autostrada, qualche minuto e sei sullo spot. Il migliore, ma anche il più affollato. E’ comunque sempre uno spettacolo. Alle volte, poi, raramente e non sai per quale alchimia è inaspettatamente vuoto, nonostante le onde perfette. Ami respirare profondamente l’odore del mare, e godere dei colori e della luce sempre diversi. Con le nubi alte e veloci e il mare verde-azzurro dei venti occidentali, oppure più grigio ma sempre bellissimo con lo scirocco. Ogni tanto poi, in scaduta con vento da nord, mare cobalto e cielo di cristallo
Ti è capitato spesso di arrivare a mare piatto, una mattina, da solo. Calmo, prendi il tuo tempo per aspettare. Sai che di lì a qualche ora pigre righe lontane annunceranno l’arrivo di una mareggiata. E tu aspetti. Passeggi lungo la spiaggia fino al fiume all’altro spot, giusto per dare un’occhiata. Raccogli qualche sasso, l’osservi da vicino, che belli. Li lasci giù, sai che non bisogna prendere nulla dalla spiaggia, c’è un equilibrio naturale, di cui anche tu sai di fare parte, e che non vuoi turbare. Guardi con dolore qualche rifiuto, la tua spiaggia offesa e forse condannata a morte in un futuro non lontano, e l’ami ancora di più. Torni indietro pian piano, d’istinto ti accorgi che il vento è cambiato, arriva da mare ora, buon segno. Se potessi le alzeresti tu a viva forza le ondine che arrivano sulla battigia. “Dai, forza, basta poco”. Poi ti rilassi di nuovo, sai che devi aspettare. Lasci che i tuoi pensieri vadano lì in alto, liberi e senza meta, vaghi e imprecisi, il vento te li strappa e li porta con sé. Ma sei cosciente di quanto sei fortunato a stare lì, e della bellezza che ti circonda. Se il chiosco è aperto compri un panino pomodoro e mozzarella, così saporito con tutto quell’olio e ti siedi pacifico su un masso o su un tronco a mangiare. Ogni tanto vedi una macchina ballonzolare alla fine della stradina che arriva in spiaggia, se è qualcuno che conosci fai un cenno e magari due chiacchiere. Se ti chiedono qualcosa sulle condizioni del mare alzi le spalle sorridendo. Non è per scortesia, ma non ti piace entrare nei discorsi sulle previsioni, tanto ciascuno ha la sua visione. E poi non te ne importa più di tanto, per te il surf comincia già nell’attesa, sulla spiaggia.
Ti sei addormentato, sul sedile reclinato, all’ombra del parasole e di un telo che hai steso sui finestrini per stare più fresco. Accanto hai la tavola che ti preme su un fianco e nel naso l’eterno odore di paraffina – fragola?cocco? – impiastricciata al panno del bagagliaio. La tua visuale è verso l’alto, e già vedi alcune nuvole alte, belle, bianche passare rapide. Il colore del cielo è mutato. Qualcosa arriva. Indugi ancora qualche istante nel tepore del dormiveglia, poi a fatica ma curioso ti alzi su un gomito e guardi il mare. E’ come pensavi, già rompe. E’ appena sotto la soglia del surf. Oggi è uno di quei rari giorni, infrasettimanali e dalle previsioni incerte, in cui non c’è quasi nessuno. Ti rimetti giù e ti giri su un fianco soddisfatto. Hai imparato dopo tanti anni che non bisogna forzare i tempi. Ripensi a quando avevi vent’anni e se appena vedevi una schiuma eri già in acqua, ma avevi più energia, e anche se dovevi stare a mare tutta la giornata per prendere una sola buona onda non era un problema. Ora ti devi gestire, dosare le forze, e con più saggezza ti godi ogni momento. Si perché dopo tanto interrogarti hai capito che cosa fa del surf una cosa così unica e speciale, amato da tutti coloro che lo praticano in maniera viscerale e a volte maniacale. E’ perché quando entri in acqua tutto si ferma, e per quegli istanti vivi nel presente, cristallizzi l’attimo. Che detto così sembra una banalità, ma può essere il senso di un’esistenza. Per questo ti piace tutto del surf, anche solo entrare in mare, lasciarti scivolare sulla tavola e remare piano, con calma, passare sul dorso di un’onda placida e sentire lo spostamento d’aria che per un secondo ti soffia in faccia. Vedere il set che arriva di lontano e scegliere la tua onda, girarti e partire. Non sei un asso, ma non ricordi dove e quando – molto tempo fa – hai letto un’intervista a un grande surfista a cui chiedevano chi fosse il più bravo surfista del mondo. Quello che si diverte di più fu la sua risposta. Ecco sei pronto, le onde sono arrivate. Sulla line up sono in tre o quattro. Ti appoggi alla tavola e passi prudente gli scogli bassi, poi appena l’acqua arriva alla coscia ti lanci fluido. Sei tutt’uno con la tua asse e, dopo una lunga attesa, finalmente cominci a remare.

2 commenti:

Edoardo ha detto...

Salve, non sono riuscito a trovare info per inviarle una mail e per questo che posto un messaggio nell'articolo. Volevo domandarle se posso inserirla nel mio aggregatore di news sul mondo del surf. Il sito è quello segnalato nel commento e vorrei poterle specificare che Poseidonews.com ha la funzione proprio quella di offrire ai lettori solo una panoramica generale delle news e la lettura completa è possibile esclusivamente sul sito originale. Spero che l'iniziativa le possa interessare e mi consenta l'inserimento. Ammiro il suo lavoro e le sue opere.
Cordiali saluti
Edoardo

Giancarlo Pucilli ha detto...

Mi sembra un bel progetto. Inserisci pure!